Ormai è chiaro: le continue provocazioni nostalgiche servono per scatenare polemiche e gettare ombre sulle reali pecche del governo, dal Pnrr ai richiami dell’UE
Il ponte del 25 aprile, per quanto lungo, non basta per scavalcare del tutto la solita polemica sulle parole di Ignazio La Russa. Per l’ennesima volta, il Presidente del Senato monopolizza i titoli dei giornali con le sue esternazioni a metà strada tra il risibile e l’urticante. Dalla banda musicale di via Rasella alla Costituzione che non citerebbe l’antifascismo, La Russa continua a sciorinare “perle” che in qualunque bar susciterebbero ilarità, ma che fanno una certa impressione in bocca alla seconda carica dello Stato.
Forse anche in questo caso sarebbe meglio stendere un velo pietoso su queste evidenti provocazioni. Certo, non si tratta di frasi innocue e non è nemmeno il caso di sottovalutare l’atteggiamento nostalgico di una parte dell’elettorato dell’attuale maggioranza, al quale i suoi componenti strizzano l’occhio. D’altra parte, è dimostrato da più evidenze empiriche che queste dispute tra lo storico e l’identitario accendono i politici e i loro zoccoli duri, ma non spostano praticamente nulla sul piano del consenso.
Oltretutto, se prima era un sospetto, ora è evidente che si tratta di una tattica: gli esponenti della destra sono impegnati in una staffetta di sparate sopra le righe che servono a distrarre l’opinione pubblica dalle tante mancanze del governo. Seguendoli in questa polemica quotidiana, il Pd e il centrosinistra nel suo complesso non stanno facendo un grande affare. Certo, la prima fase dell’era-Schlein ha di per se’ rilanciato i Dem nei sondaggi ed era inevitabile riservare attenzione alle questioni fondamentali, dai diritti civili all’antifascismo, soprattutto in occasione dell’anniversario della Liberazione. Facciamo che si arrivi fino al 1 maggio, festa dei lavoratori nella quale Giorgia Meloni ha già annunciato un Consiglio dei Ministri per varare provvedimenti sull’occupazione. Dal 2, però, Elly Schlein dovrebbe però iniziare a scendere più in profondità nei contenuti, con particolare riferimento a quelli sentiti più urgenti dai cittadini italiani: lavoro (appunto), fisco e rilancio economico.
E’ facilmente prevedibile che altre “perle” come quelle già elencate arriveranno. Rampelli, Lollobrigida, Donzelli, Piantedosi e ovviamente La Russa hanno già dato, ma la lista dei papabili è ancora molto lunga. Schlein e gli altri leader progressisti facciano lunghi respiri e non cadano nel tranello di ribattere colpo su colpo, in un estenuante ping-pong che poco ha a che vedere con ciò che gli italiani vogliono sentire dalla politica.